Febbraio 2012

coccinellaCari amici,

Pozzolengo, febbraio 2012

Cari amici, dopo un anno di assenza sono andata a trovare i nostri bambini indiani e sono tornata da qualche giorno, soddisfatta dei risultati che abbiamo ottenuto. I problemi da affrontare non sono mancati: è duro e snervante lavorare in questa parte dell’India essenzialmente agricola e arretrata, perché ci si scontra quotidianamente con la miseria, con uno stile di vita molto diverso dal nostro, con aspetti della cultura e tradizioni che spesso non riusciamo a capire. Dobbiamo costantemente lottare con le famiglie per convincerle a non ritirare i figli dalla scuola per mandarli a lavorare, quando alla loro età dovrebbero solo pensare a studiare e giocare. Fortunatamente, fino ad ora, siamo riusciti a tenerli tutti con noi. Mi ha molto deluso sapere che alcune delle nostre ragazze si sono sposate interrompendo gli studi, perché sognavo per loro un futuro di indipendenza economica e di autorealizzazione: ragazze sui 16 anni, una addirittura di 14. Naturalmente i matrimoni sono stati decisi e combinati dalle famiglie. Nella società indiana (soprattutto nelle zone rurali come la nostra) non c’è posto per la donna nubile, e quando ha superato i 25 anni ogni possibilità di sistemazione è definitivamente perduta. E poi, una figlia sposata rappresenta per la famiglia una bocca in meno da sfamare. Cosa possiamo fare? Quando l’ostacolo è insormontabile non ci resta che arrenderci e accettare la realtà, anche se ci sembra assurda. Per il resto, tuttavia, il nostro progetto sta andando bene. Ragazzi e ragazze continuano gli studi, chi verso l’Università chi in corsi di formazione professionale. Qualcuno ha terminato e si è trovato un lavoro. Il nostro laboratorio di sartoria procede bene: le ragazze si sono specializzate nel ricamo e stanno producendo abiti e borse che cercheremo di vendere in Italia. Parte del ricavo andrà a loro e una parte servirà per potenziare il laboratorio. Anche due giovani vedove del villaggio si sono unite al team. Nel laboratorio di informatica un gruppo di ragazzi/e sta frequentando un corso di grafica. Una novità: abbiamo iniziato una piccola attività di microcredito. L’iniziativa è nata per caso: l’idea ci è venuta da Ravi, un ragazzo sponsorizzato da noi che l’anno scorso ha terminato il politecnico e che ora vorrebbe aprire un piccolo negozio di riparazione di cellulari (in India magari muoiono di fame, ma tutti amano possedere un cellulare!). Ci ha chiesto la somma che gli servirebbe per acquistare gli attrezzi e per pagare inizialmente l’affitto di un piccolo locale. Abbiamo subito pensato che, se gli avessimo concesso gratuitamente quello che chiedeva, nel giro di pochi giorni altri ragazzi o ragazze ci avrebbero chiesto la stessa cosa. E le nostre esigue finanze non ce lo permettono. Però l’idea ci è sembrata buona, e abbiamo apprezzato lo spirito di iniziativa del ragazzo. Quindi, per coinvolgerlo maggiormente e renderlo più responsabile del proprio progetto, gli abbiamo fatto questa proposta: gli avremmo dato in prestito la cifra occorrente e lui si sarebbe impegnato a restituirla entro due anni (naturalmente senza interessi!), per permetterci di sponsorizzare l’attività analoga di un altro ragazzo. Ravi è rimasto soddisfatto della proposta e ha accettato, firmando un piccolo contratto che avevamo preparato. Abbiamo offerto una possibilità simile alla vedova di un villaggio vicino, madre di uno dei nostri bambini. Le abbiamo comprato due capre, che partoriranno altri capretti che lei venderà iniziando così una piccola attività in proprio. La vedovanza femminile rappresenta in India una delle condizioni umane fra le più disperate. Le giovani, rimaste vedove, sono rifiutate dalla famiglia del marito e talvolta anche dalla propria, perché sono ritenute in qualche modo la causa della morte del consorte. Così, senza un minimo di istruzione e senza un lavoro, vagano come fantasmi nei villaggi con i bimbi appresso chiedendo l’elemosina. Non sappiamo se entro il tempo stabilito i nostri “microdebitori” saranno in grado di restituirci la somma pattuita. Ma accettiamo il rischio e vediamo come andrà. Come dico spesso, a volte se non si rischia, si “rischia” di non combinare niente. Alla Smiling Children’s Home abbiamo fatto piccoli passi avanti nel migliorare le condizioni di vita dei piccoli ospiti: abbiamo comprato nuovi tavoli per studiare, perché quelli che avevamo non bastavano e chi non ne poteva usufruire era costretto a scrivere e a studiare accucciato per terra, con conseguenti problemi alla schiena.

Studio bambini   Studio bambine

Abbiamo comprato per tutti dei comodi materassini dove i bambini possono ora dormire più comodamente (prima, il loro letto era un lenzuolo steso per terra).

materassini bambini   materassini bambine

Infine abbiamo acquistato delle biciclette per i ragazzi/e che frequentano le superiori e devono andare e tornare a piedi dalla scuola, che è abbastanza distante dalla nostra casa. Questi ragazzi non possono utilizzare il servizio del nostro pullman perchè, mentre loro vanno o tornano, il pullman è impegnato da tutt’altra parte ad accompagnare o a prendere gli altri 90 bambini da scuola.

biciclette

Tutto questo, grazie alla VOSTRA generosità!

Non potete immaginare la mia felicità nel constatare la meraviglia gioiosa dei bambini davanti ai nuovi acquisti e nel ricevere la loro riconoscenza e i loro sorrisi smaglianti. Non cercate la felicità: offritela, e la troverete. Certo, di fronte alle grandi istanze di tutti i poveri della terra quello che stiamo facendo è una piccolissima cosa ma, come diceva Madre Teresa, “Quello che facciamo è solo una goccia nell’acqua dell’oceano, ma se la nostra goccia d’acqua non raggiungesse l’oceano, lui ne sentirebbe la mancanza”.

Come sempre Vi ringrazio per l'appoggio e la fiducia.

Loredana